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La Federazione Russa è uno stato che si estende tra l'Europa e l'Asia.
Con una superficie di 17.075.200 chilometri quadrati è l'entità statale più grande del mondo. Confina con Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Bielorussia, Lituania, Polonia, Ucraina, Georgia, Azerbaigian, Kazakistan, Cina, Mongolia e Corea del Nord. È bagnata a nord ovest dal mar Baltico, a Nord dal Mare Glaciale Artico, ad est dall'oceano Pacifico e a sud dal mar Nero e dal mar Caspio. Conta circa 142 milioni di abitanti. La capitale è Mosca.
Come principale successore dell'Unione Sovietica la Russia è ancora uno stato con una forte influenza politica, specialmente all'interno della CSI, che comprende tutti gli stati dell'ex Unione Sovietica tranne le tre repubbliche baltiche - Lettonia, Estonia e Lituania - e la Georgia.

Crollo del comunismo e nascita della Federazione Russa 
Alla fine degli anni ottanta, il leader sovietico Mikhail Gorbačëv introdusse delle riforme come la glasnost e la perestroika, ma queste misure non furono in grado di prevenire il collasso dell'Unione Sovietica, dopo un fallito colpo di stato militare nel 1991.
La RSFS Russa dichiarò la sua indipendenza il 24 agosto dello stesso anno, come Federazione Russa. In quanto principale erede dell'Unione Sovietica, ha da allora cercato di mantenere la sua influenza globale, ma è stata ostacolata da difficoltà economiche.

Politica 
La Federazione Russa è una democrazia federativa con un presidente, eletto direttamente per un mandato di quattro anni, che detiene un notevole potere esecutivo. Il presidente, che risiede al Cremlino, nomina le più alte cariche ufficiali dello stato, compreso il primo ministro, che deve essere approvato dalla Duma, la camera bassa del parlamento. Se la Duma respinge per tre volte la candidatura proposta, il presidente può decretarne lo scioglimento. La Duma può approvare una mozione di sfiducia al governo a maggioranza assoluta, ma il presidente può manifestare il suo dissenso; se la Duma approva entro tre mesi un'altra mozione di sfiducia, il presidente può optare tra l'accettazione delle dimissioni del governo e lo scioglimento dell'assemblea. Il presidente può far passare dei decreti, senza il consenso del parlamento; è il capo delle forze armate e del consiglio nazionale di sicurezza. I forti poteri di cui è titolare hanno determinato una definizione della forma di governo russa come "presidenzialistica".
La Russia ha un parlamento bicamerale. L'Assemblea Federativa consiste in una camera alta conosciuta come Consiglio Federativo composta da 178 delegati che prestano un servizio quadriennale (ognuna delle 89 suddivisioni amministrative ne nomina due), e in una camera bassa conosciuta, appunto, come Duma di Stato che comprende 450 deputati, anch'essi in carica per quattro anni. La nuova legge elettorale prevede la distribuzione dei seggi tra le liste che hanno superato su scala nazionale lo sbarramento del 7%.

Economia 
Più di un decennio dopo il collasso dell'Unione Sovietica nel 1992, la Russia sta ora tentando di sviluppare un'economia di mercato e di conseguire una crescita economica più consistente. Dopo il 1992, l'economia russa, in precedenza pianificata e controllata dalle autorità centrali, subì una severa contrazione per cinque anni, mentre governo e parlamento non riuscivano a porre in essere le necessarie riforme e l'antiquata struttura industriale del paese affrontava un serio declino.

Demografia 
La Russia è scarsamente popolata in rapporto alla sua enorme estensione; la densità della popolazione è maggiore nella parte europea della Russia, nella zona delle montagne degli Urali, e nella parte sud-orientale della Siberia. La Federazione Russa ospita molti differenti gruppi etnici e popolazioni indigene. Più dell'80% della popolazione è composta da Russi etnici, il resto comprende Baschiri, Ceceni, Ciuvasci, Cosacchi, Evenki, Tedeschi, Ingusci, Yupik, Ebrei, Calmucchi, Careliani, Coreani, Mordvini, Osseti, Taimyri, Tatari, Tuvani, Jakuti e molti altri.
La lingua russa è l'unica lingua ufficiale di stato, ma le singole repubbliche hanno spesso reso il loro linguaggio nativo co-ufficiale con il russo. 
 
L'Estonia è il più settentrionale degli Stati baltici.
Confina a sud con la Lettonia, a est con la Russia, a ovest con il Mar Baltico e a nord con il Golfo di Finlandia che la separa dalla Finlandia, i due stati si trovano a poche decine di chilometri e le due capitali si trovano quasi di fronte ad una distanza di un'ottantina di chilometri.
L'Estonia è una repubblica parlamentare, l'attuale presidente è Toomas Hendrik Ilves e il primo ministro è Andrus Ansip.
La lingua ufficiale è l'estone, che è molto simile al finlandese. Molto diffusi sono anche il russo e l'inglese.

GEOGRAFIA
L'Estonia è situata su una sorta di penisola nella parte orientale del mar Baltico, a nord del paese si trova il golfo di Finlandia e a ovest il golfo di Riga. Si trova compresa fra i 57°3' e i 59°5' di latitudine nord e i 21°5' e 28°1' di longitudine est.Mari: Golfo di Finlandia Mar Baltico Isole: Saaremaa · Hiiumaa Laghi: Lago dei Ciudi Città: Tallinn, Tartu, Narva.
 
La Lituania è uno stato (65.200 km², 3.436.561 abitanti, capitale Vilnius) dell'Europa.
Confina a nord con la Lettonia, a est con la Bielorussia, a sud con la Polonia, a sudovest con l'enclave russa di Kaliningrad e a ovest con il Mar Baltico.
La Lituania è una repubblica, il Presidente della Repubblica attuale è Valdas Adamkus e il Primo Ministro è Algirdas Brazauskas.
La lingua ufficiale è il lituano.
La penisola dei Curi o penisola di Neringa (in lituano: Kuršių nerija; in russo: Куршская коса; in tedesco: Kurische Nehrung) è una sottile striscia di terra che si stende per 98 km e separa la la laguna dei Curi dal Mar Baltico. Politicamente è divisa a metà tra la Lituania e la Russia (oblast' di Kaliningrad).
Dal punto di vista geografico, la penisola dei Curi è più propriamente un lido, ossia una formazione tipica dell'ambiente lagunare formatasi con il progressivo accumulo di sedimenti sabbiosi e che di fatto isola la laguna interna dal mare aperto...Continua la lettura
Geografia della Lituania
Fiumi: Nemunas · Neris · Venta 
Mari: Laguna dei Curi · Penisola di Neringa 
Città: Vilnius · Kaunas · Klaipeda · Panevėžys Regioni della Lituania: Aukštaitija - Samogizia - Lituania minore - Dzūkija - Sudovia.Il Granducato di Lituania (in lituano: Lietuvos Didžioji Kunigaikštystė, in bielorusso: Вялі́кае Кня́ства Літо́ўскае (ВКЛ), in ucraino: Велике Князівство Литовське (ВКЛ), in polacco: Wielkie Księstwo Litewskie) fu uno stato dell'Europa orientale esistito tra i secoli XII e XVIII. Fu fondato dai lituani pagani del Baltico nella seconda metà del XII secolo, e si espanse subito oltre i confini dell'area iniziale dell'insediamento lituano, annettendo grandi porzioni del Rus' di Kiev.
 
La Repubblica di Lettonia (in Lettone: Latvijas Republika) è uno stato (64.589 km², 2.286.700 abitanti a agosto 2006, capitale Riga) situato nell'Europa nord-orientale, confina a nord con l'Estonia (267 Km), a est con la Russia (217 Km), a sud-est con la Bielorussia (141 km), a sud con la Lituania (453 Km) e a ovest con il Mar Baltico.
La Lettonia è una repubblica parlamentare, l'attuale primo ministro è Aigars Kalvītis e l'attuale presidente della repubblica è Vaira Vīķe-Freiberga.
La lingua ufficiale è il lettone.

GEOGRAFIA
Alūksne (in tedesco: Marienburg) è una città situata nella parte nord-occidentale della Lettonia capoluogo del distretto omonimo.Il titolo di città le è stato conferito nel 1920.Regioni storiche della Lettonia: Curlandia, Latgallia, Livonia, Semgallia.
 
Posizione
La Romania è uno stato nel sud-est dell'Europa, nell'area dell'Europa balcanica detta Europa danubiana. Istituita nel 1859 e riconosciuta come stato indipendente nel 1877, la Romania confina a nord-est con l'Ucraina e la Repubblica di Moldavia, ad ovest con l'Ungheria e la Serbia e a sud con la Bulgaria. La Romania possiede anche 244 km di litorale sul Mar Nero.

Storia del nome e dell'identità nazionale 
Il nome Romania deriva da Român, derivazione dell'aggettivo latino Romanus, romano. Rappresenta le origini culturali e linguistiche della nazione rumena, dalla colonizzazione romana dell'antica provincia romana della Dacia. Il nome "Romania" viene usato ufficialmente per denominare le terre dell'attuale stato di Romania solo dal XIX secolo. Prima si parlava di Valacchia e Moldavia, per denominare i principati a popolazione rumena. Mentre il nome Valacchi deriva dai termini "Vlah"-"Blah" utilizzati dalle popolazioni Germaniche e Slave nel Medioevo per denominare tutte le genti europee di lingua latina, i valacchi chiamavano se stessi "rumeni". Il Motivo per cui i rumeni si identificano attraverso la parola latina "romanus" (română român/ e quindi rumân) comincia ad essere menzionato a partire dal XVI sec. da alcuni autori, tra i quali alcuni umanisti italiani che ebbero modo di viaggiare in Transilvania, Moldova e Valacchia. Il più antico documento scritto in lingua rumena, è una lettera del 1521 (conosciuta sotto il nome di "La Lettera di Neacşu da Câmpulung-Scrisoarea lui Neacşu din Câmpulung") nella quale veniva annunciato al rappresentante locale di Braşov l'imminente attacco da parte dei Turchi. Lo stesso documento, risulta il più antico attestante la denominazione di "Ţara Românească-Nazione Romena".
Nel periodo tardo-antico, l'Impero romano spesso era identificato dalla parola "Romania" in lingua latina. Molti storici affermano che lo stesso metro di paragone dovrebbe essere applicato anche all'Impero bizantino medievale, proposta molto controversa nonostante i recenti dibattiti. La denominazione "Romania" veniva significativamente utilizzata anche per designare l'insieme di quei popoli europei che parlavano una lingua romanica.
Sino al XIX secolo predominò nello spazio geografico che andava dal fiume Nistro al Tibisco la denominazione "Rumânia" al posto di "România", così come l'endomino "rumâni-rumeni" per i suoi abitanti. Il termine "rumân" si formò alla fine del XVIII secolo, trasformandosi nell'etimologia moderna del popolo rumeno e della nazione nel caso delle principali lingue europee: Rumänen/Rumänien (tedesco), Roumains/Roumanie (francese), Rumeno (italiano), Rumuni/Rumunija (serbo).

Geografia 
Gran parte della frontiera rumena con la Serbia e la Bulgaria a sud e a sud-ovest è formata dal Danubio. Il Danubio ha come affluente il fiume Prut che forma il confine con la Repubblica di Moldavia a nord-est, dove la foce del fiume sul Mar Nero delimita anche il confine con l'Ucraina.
I monti Carpazi dominano gran parte della Romania soprattutto a Nord-Ovest disponendosi a ferro di cavallo, con cime alte fino a 2.500 m e raggiungendo i 2.544 m del monte Moldoveanu.
Le città principali sono Bucarest (Bucureşti), Iaşi, Braşov, Timişoara, Cluj-Napoca, Costanza (Constanţa), Craiova, Sibiu, Galaţi, Oradea, Bacău.
Accanto al Danubio, i fiumi più importanti della Romania sono: il Mureş, il Argeş, il Someş, il Siret, il Prut e l'Olt sfociano nel Danubio, che delimita il confine tra Romania e Bulgaria e sfocia, con un grandissimo delta, nel Mar Nero. 

Etnie 
La grande maggioranza della popolazione è di etnia rumena.
Vi sono ancora delle notevoli minoranze ungheresi (6,6% secondo il censimento del 2002) e, in misura minore, Rom, turche (in Dobrogea) e tedesche. Le numerose minoranze etniche, oltre una ventina, sono per legge rappresentate in Parlamento ciascuna da un parlamentare.
La minoranza magiara è concentrata in due dei distretti centrali del Paese (Harghita e Covasna, inoltre quasi il 50% nel Mures) e si esprime tramite un partito politico. Una parte della minoranza ungherese appartiene più precisamente all'etnia Szekely, mentre nella Moldavia rumena vi sono alcune decine di migliaia di ungheresi "arcaici" di etnia csangò.
Fino agli anni sessanta era piuttosto rilevante anche una minoranza tedesca presente soprattutto in Transilvania (Siebenburgen in tedesco, Erdely in ungherese, "Ardeal" in rumeno) e nelle regioni occidentali, ma per la maggior parte, date le condizioni economico-sociali, è tornata dopo tanti secoli in Germania; oggi rappresenta qualche punto percentuale soprattutto nel Banato e nel distretto di Satu Mare (estremo nord-ovest). Per la precisione, i tedeschi della Transilvania, immigrati nel Medioevo, venivano denominati convenzionalmente "Sassoni", mentre quelli del Banato, immigrati prevalentemente nel XVIII secolo, "Svevi".
Tra i gruppi etnici presenti vanno annoverati i rom, una piccola minoranza polacca (circa diecimila persone) che vivono nella provincia di Suceava e un'altra piccola minoranza croata (anch'essa di circa diecimila persone) che vive intorno alla città di Caraşova e nei pressi della frontiera con la Serbia nel Banato.
Altre minoranze, di modesta entità, sono quelle slovacche, ceche, ucraine, russe (lipoveni), armene, greche e altre ancora.
Tra queste esiste anche la presenza italiana, pervenuta nell'epoca del grande esodo migratorio, (stimata tra le 9.000 persone) in particolare residente a Câmpulung, dove opera la "Comunità Italiana di Câmpulung Muscel", la più grande comunità italiana del Paese, che riunisce vari circoli regionali (piemontesi, friulani, bellunesi, veneti, emiliano-romagnoli, umbri, ecc.). Altri gruppi si trovano a Galaţi, Iaşi, Tulcea e Sântămăria-Orlea, oltre che a Bucarest. L'attuale parlamentare della minoranza italiana è espresso dalla comunità di Suceava (associazione ROASIT). {{citazione necessaria|Prima della guerra gli Italiani erano circa 60.000, poi ritornati in patria.

Lingua 
La lingua ufficiale è il rumeno, una lingua neolatina quindi appartenente alla famiglia delle lingue romanze, imparentata con altre lingue dello stesso gruppo parlate da oltre 800 milioni di persone in tutto il mondo, principalmente in America ed in Europa. 
La Romania è l'unica nazione dell'Europa orientale in cui una lingua neolatina è dominante. (Grecia, Serbia e Bulgaria hanno solo piccole minoranze romanze, imparentate con il rumeno).
Le minoranze parlano le proprie lingue.
Il francese ha tradizionalmente rivestito il ruolo di principale lingua straniera insegnata in Romania il paese è anche membro dell'Organizzazione Internazionale della Francofonia e la città di Bucarest ne ha ospitato nel 2006 il congresso biennale.
 
Religioni 
Per la maggior parte i rumeni appartengono alla Chiesa Ortodossa Romena, che fa parte della Chiesa Ortodossa. Il protestantesimo (in particolare il Calvinismo), il Cattolicesimo di Rito latino e quello di Rito bizantino sono praticati rispettivamente da popolazioni di origine tedesca della Transilvania, tra gli ungheresi e tra i csango, che sono cattolici di rito latino ed in gran parte vivono nella Moldavia romena.
In Dobrugia, la regione che si trova sulla costa del Mar Nero, vi è una piccola minoranza islamica, resto della colonizzazione ottomana.
La comunità ebraica, che era una delle più consistenti d'Europa (756.930 appartenenti nel 1930), subì le persecuzioni della seconda guerra mondiale non solo per mano dei nazisti, ma soprattutto a causa della politica di Ion Antonescu (il numero degli ebrei romeni uccisi oscilla tra le 270.000 e le 380.000 unità). Dei sopravvissuti, la stragrande maggioranza è emigrata in Israele dove gli ebrei di origine romena costituiscono ora una delle presenze più importanti.

Antichità 
I confini della Romania di oggi includono la maggior parte dell'antico territorio della Dacia.
L'Attuale territorio della Romania era già abitato nel II millennio a.C. da alcune tribù indo-europee conosciute sotto il nome di Traci. A partire dal VI secolo a.C., nella regione del Danubio sono segnalati i Geti mentre i Daci erano attestati in alcuni insediamenti in Transilvania. Durante l'epoca del primo re geto-dacico Burebista (82-44 a.C.), la primitiva estensione dello stato era la seguente: a nord i carpazi boschivi, a sud i monti Hameus (Balcani), a ovest la confluenza del fiume Morava con il medio Danubio, ed infine ad est con il fiume Bug.
Dopo la morte di Burebista, lo stato geto-dacico si disintegrò in quattro e, successivamente, in cinque formazioni politiche. Il nucleo principale si manteneva nella zona dei monti Şureanu, dove successivamente domineranno i re Cosmicus e Coryllus. L'unità dello stato divenne possibile all'epoca del re Decebalo (87-106 d.c.). Il nuovo regno aveva la sua capitale in Sarmizegetusa.Il regno di Decebalo aveva dimensioni minori rispetto a quello di Burebista, ma per contro era molto meglio organizzato a livello statale. La dominazione di Decebalo rappresenta il periodo di apogeo della civilizzazione geto-dacica, situato nel secondo periodo dell' età del ferro. A causa dell'aggravarsi della minaccia Romana (le legioni di Roma si erano spinte sino al basso Danubio), Decebalo intraprende due campagne militari contro i romani condotti dall'imperatore Traiano negli anni: 101-102 e nel 105-106 d.C. Come effetto di queste guerre, la Dacia viene conquistata e trasformata in provincia romana. Comincia così ufficialmente il processo di romanizzazione degli autoctoni geto-daci.
Dopo la fine dell'esperienza romana (271) iniziarono ad arrivare nelle terre dell'attuale Romania nuovi popoli e culture che hanno arricchito la compagine etnico-antropologica del paese danubiano.
Nuovi popoli di cultura iranica (Iasi), germanica (Eruli, Goti, Longobardi, più tardi Sassoni), turco-tartara (Unni, Avari, Proto-bulgari, Blachi, Tartari, Mongoli), ugrica (Magiari, Siculi), latina, ebraica, armena, greca, rom, ecc... giunsero in varie ondate a partire dal III secolo d.C.; pur senza fondersi, salvo in casi eccezionali, con la popolazione preesistente.

Medioevo ed Età moderna
Nel Medioevo i Rumeni vivevano in tre principati distinti, la Valacchia (detta anche "Ugro-Valacchia"), la Moldavia e la Transilvania.
Nel Rinascimento, dal 1476 la Valacchia, dal 1538 la Moldavia, dopo il 1547 la Transilvania, erano diventati vassalli dell'Impero ottomano. Quest'ultima, benché sottoposta all'Impero ottomano, rappresentava l'unica parte ancora autonoma appartenendo al Regno d'Ungheria. Dal 1711 il Regno d'Ungheria e con esso anche la Transilvania, ebbe come sovrano lo stesso regnante della Monarchia asburgica, fino al 1867, quando entrò a far parte dell'Impero Austro-Ungarico.

Indipendenza 
La Romania nacque quando il Principato di Moldavia e di Valacchia si unirono il 24 gennaio 1859 conferendo il principato unico a Alexandru loan Cuza (già principe di Moldavia), e diventarono indipendenti nel 1877. Il Paese si espanse dopo la Prima guerra mondiale, quando Transilvania, Bucovina e Bassarabia furono inglobate.
Parti della Romania vennero incorporate nell'Unione Sovietica nel 1940, soprattutto nell'attuale Stato moldavo e in parte nell'Ucraina. Dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, la Romania divenne una nazione comunista nell'orbita dell'Unione Sovietica.
Nel 1948 venne abolita la monarchia e varata la costituzione della Repubblica Popolare Romena.
Negli anni sessanta i contrasti con l'Unione Sovietica, di natura principalmente economica, portarono ad una politica estera indipendente e, nel 1965, al varo della nuova Costituzione della Repubblica Socialista di Romania.
Nel 1965 iniziò il governo dittatoriale del presidente Nicolae Ceauşescu, che ebbe termine nel 1989 a seguito di una rivolta popolare. Da allora la Romania è un paese democratico, la cui costituzione si ispira ai modelli occidentali.
Il 29 marzo 2004 entra nella NATO, insieme con Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Slovenia.

Ordinamento dello stato 
Secondo la costituzione del 1991 la Romania è una repubblica presidenziale.
Il Presidente, il capo del potere esecutivo, è eletto a suffragio universale, ogni 5 anni (fino al 2004 - quattro anni). Il presidente nomina il Primo Ministro, che presiede il Consiglio dei ministri, nominato, quest'ultimo, dal primo ministro.
Il potere legislativo nello Stato romeno è esercitato dal Parlamento, che consiste in due camere, il Senat (Senato), che conta 143 membri e la Camera Deputaţilor (Camera dei Deputati), che ha 343 membri. I membri di entrambe le camere sono scelti in elezioni che si tengono ogni quattro anni.

Economia 
Dopo il collasso del Blocco Sovietico nel 1989-91, la Romania è rimasta con una base industriale obsoleta ed un paniere di capacità industriali totalmente inadatto ai suoi bisogni.
Nel febbraio 1997, la Romania ha intrapreso un programma comprensivo di stabilizzazione macroeconomica e riforma strutturale, ma questa riforma fu successivamente un frustrante processo a singhiozzo. I programmi di ristrutturazione includevano la privatizzazione o liquidazione di grandi industrie ad alto consumo elettrico (combinat) e maggiori riforme nel settore dell'agricoltura e della finanza. Nel 1999 l'economia della Romania si è contratta per il terzo anno consecutivo di circa il 4,8%.
La Romania ha raggiunto in agosto 1997 un accordo con il Fondo Monetario Internazionale per un prestito di 547 milioni di dollari, ma il rilascio della seconda rata è stato procrastinato in ottobre a causa dei requisiti non raggiunti sul prestito per il settore privato e cambiamenti nelle spese budgetarie.
Bucarest ha evitato di dichiararsi insolvente per gli interessi di metà anno, ma ha dovuto usare le riserve per farlo, riserve che sono arrivate approssimativamente a 1,5 miliardi di dollari alla fine dell'anno 1999.
Le priorità del governo includevano: ottenere un rinnovo del prestito del FMI, concentrarsi sulla politica fiscale, accelerare la privatizzazione e ristrutturare le imprese senza profitto.
Dal 2002 vi sono stati anni di successo di crescita economica che è stata stimata essere del 4,5% per anno, tasso che è cresciuto a più del 5% nel 2005. Dal 2003 l'aumento dei salari supera il tasso di inflazione, che era di circa 1,2% per mese, ma che successivamente è decresciuta. Il salario netto medio mensile nel novembre 2005 era di 937 RON, cioè circa 320 Euro / €. Nel 2005 l'inflazione si è abbassata al 7.8% annuo ed era stimata in calo anche per il 2006. Sono però in forte aumento anche i prezzi immobiliari. Col calo dell'inflazione, è stata possibile una riforma monetaria che ha introdotto il nuovo Leu (RON) in luogo di 10.000 vecchi Lei, e che nel 2006 valeva circa 3.6 volte meno dell'Euro. Il peso del settore agricolo, che ancora di recente sfiorava il 40% del PIL complessivo, sta diminuendo in favore dei settori industriale e dei servizi, attualmente è sotto il 10%.
La Romania è stata invitata ad unirsi all'Unione europea nel dicembre 1999, data di inizio delle negoziazioni. È entrata nell'UE il 1° gennaio del 2007 insieme alla Bulgaria. Nel frattempo, il 29 marzo 2004, è entrata anche nella NATO.
La compagnia di bandiera è la Tarom; recentemente hanno aperto collegamenti con Bucarest e altri aeroporti (tra cui Timisoara e Cluj) diverse compagnie low-cost (fra cui le italiane WindJet e Myair, la romena Blue-Air, l'ungherese-polacca Wizz Air e la slovacca SkyEurope).

Cucina 
La cucina rumena è molto semplice, basata su piatti saporiti e facili da preparare, quasi tutti a base di carne, verdure o pesce.
Piatti tradizionali sono:
Musacá: specialità di carne di maiale trita e speziata con aglio e peperoncino.
Passatura: pietanza a base di lardo verze e cipolle.
Mititei o Mici: polpette di carne di forma cilindrica di carne di vacca (talvolta mescolata con maiale o pecora) condita con aglio e pepe nero (a volte peperoncino)e una spezia locale chiamata Cimbru. Sono cucinati sulla griglia e possono essere serviti con senape, o con altre salse locali. 
Ciorbă: minestra o zuppa, preparata con ingredienti diversi, soprattutto verdure. 
Sarmale: involtini di fogli di verza o di vite farciti con macinato di carne di maiale, riso, più altre verdure e sapori. 
Cozonac: dolce tipico natalizio dalla forma parallelepipeda ripieno di canditi, noci e cacao. 
 
Il nome Prussia (in tedesco Preußen; in latino Borussia, Prussia oppure Prutenia; in polacco Prusy; in russo Пруссия) si riferisce in origine al territorio occupato dall'antica tribù baltica dei Prussi o prussiani corrispondente all'attuale Lituania meridionale, all'exclave russa della regione russa di Kaliningrad (Oblast' di Kaliningrad) e alla Polonia nord orientale; in seguito il nome Prussia identificò una delle regioni dell'Ordine Teutonico e dal XVI secolo un ducato degli Hohenzollern, il feudo polacco-lituano, chiamato anche Prussia Ducale e unito dal 1618 alla marca del Brandeburgo.
In seguito al Trattato di Oliva (1660), preceduto dal trattato di Wehlau - Bromberg, alcune aree della Prussia ottennero la sovranità e nel 1701 si costituì il regno di Prussia, comprendente tutti i territori degli Hohenzollern, che dal 1815 al 1866 fecero parte (tranne le province di Posninia, della Prussia Orientale e della Prussia Occidentale) della Confederazione germanica; dal 1867 fino al 1871 l'intero territorio entrò a far parte della Confederazione Tedesca del Nord. Dal 1871 al 1945 fu uno stato dell'Impero tedesco, della successiva Repubblica di Weimar e del Terzo Reich.
Negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale la progressiva occupazione sovietica causò un primo drammatico esodo verso le regioni più occidentali della Germania. A guerra finita la Prussia venne divisa come spoglia di guerra tra Unione Sovietica e Polonia. La popolazione tedesca superstite venne costretta a lasciare per sempre la propria terra; centinaia di migliaia di anziani e bambini tedeschi morirono nelle marce forzate verso i nuovi confini imposti alla Germania. La parte assegnata all'Unione Sovietica (oggi sotto la sovranità della Federazione Russa) divenne un territorio di interesse militare completamente inaccessibile dall'esterno; tutti i toponimi originali furono cancellati e sostituiti con nomi per lo più derivati da personalità comuniste (paradigmatico il caso di Königsberg trasformata in Kaliningrad).
Dal 1945 il termine Prussia non ha più un significato geografico o politico ma solo storico e culturale.

Formazione dello stato prussiano 
Nella seconda metà del XVII secolo la politica egemonica di Luigi XIV favorì la ripresa del mondo germanico dalle distruzioni della Guerra dei Trent'Anni. Di fronte alla minaccia francese, infatti, i principi tedeschi seppero costituire un fronte unico della nazione germanica. Da questo emersero l'Austria e la Prussia. Dopo la Pace di Westfalia (1648) l'Austria, soprattutto grazie all'opera dell'imperatore Leopoldo I (1658-1705), persegui una politica di parsimonia e, nei limiti del possibile, di pace. L'inizio della fortuna dello stato prussiano fu merito di Federico Guglielmo (1640-1688), detto il Grande Elettore. Il casato degli Hohenzollern cui egli apparteneva, dopo aver ottenuta la Marca di Brandeburgo all'inizio del XV secolo, si era successivamente insediato nel Ducato di Kleve (sul Reno) e nel Ducato di Prussia. Per l'estinzione dei rami cadetti di Kleve e di Prussia, all'inizio del '600 i tre possessi erano passati tutti nelle mani dei principi del ramo primogenito del casato, che mirarono a renderne omogenee le strutture economico-politiche, con la speranza di poterli unire in un unico blocco territoriale, ma gli Hohenzollern non esercitavano una completa sovranità, infatti detenevano la Prussia come dipendenza del Regno di Polonia, e gli altri due distretti come dipendenze del Sacro Romano Impero.
Nel 1657 il Grande Elettore-col trattato di Wehlau-si assicurò la sovranità sui territori già appartenuti all'ordine teutonico. Il nipote del Grande Elettore, Federico Guglielmo I, acquistò Stettino dagli svedesi. La Dieta prussiana del 1661-3 siglò il predominio del ceto aristocratico a causa dell'instaurarsi di un esercito permanente, l'ossatura del quale poteva essere assicurata solo da una classe di ufficiali devota alla corona. Ciò nonostante, Federico Guglielmo riuscì a far assumere ai suoi domini una certa importanza europea: provvide a bonificarli, contendendoli ai boschi e alle paludi; attirò sul suo territorio gli ugonotti francesi (costretti ad emigrare dalla politica persecutoria di Luigi XIV), garantendo loro la più ampia libertà religiosa pur di potersi avvantaggiare delle loro preziose capacità di lavoro; sopperì alla discontinuità territoriale uniformando il più possibile le strutture politiche e amministrative di Kleve, del Brandeburgo e della Prussia.
Nella politica estera, egli riuscì a sganciare il Ducato di Prussia dalla Polonia, e nella Guerra d'Olanda (1672-1678) aumentò il proprio prestigio sconfiggendo gli Svedesi, alleati di Luigi XIV e ritenuti imbattibili. Gli Hohenzollern ottennero in seguito il titolo di re di Prussia e diventarono uno dei principali punti di riferimento del mondo germanico. Viene ricordato come fondamentale per la genesi dello Stato prussiano l'editto di Potsdam dell' 8-11-1685 (concessione dell'asilo agli ugonotti).Il numero dei berlinesi salì da 6000 nel 1640 a 30000 dopo la promulgazione dell'editto.
 
È anche il comune più popoloso del Paese, nonché il quinto dell'Unione europea, dopo Londra, Berlino, Madrid e Roma. L'area metropolitana di Parigi è invece la terza più popolata d'Europa, con 11.769.433 di abitanti (gli abitanti della città sono detti parigini), dopo Londra e la Regione della Rhur.
Parigi, con 2.125.246 abitanti al censimento del 1999 e 9.854.000 abitanti nell'area urbana, è la città più grande di Francia e l'area metropolitana della Grande Parigi (le Grand Paris, nell'originale francese), che copre 14.518 km², ha una popolazione di 11.174.743 abitanti (dati del censimento del 1999). L'area metropolitana della Grande Parigi è la più ampia d'Europa (assieme a Londra e Mosca) ed è, all'incirca, la ventesima al mondo.
Densità: 25.360 ab./km².

L'immigrazione 
Fin dal Medioevo, Parigi ha sempre attratto forestieri. Dagli studenti olandesi e svedesi del Quartiere Latino nel XIV secolo, ai rifugiati giacobiti inglesi del XVII secolo, dai rifugiati nazionalisti polacchi dell'inizio del XIX secolo, agli operai belgi della fine dello stesso, dagli ebrei sefarditi del Nord Africa della metà del XX secolo agli africani ed est-asiatici dei giorni nostri, Parigi ha ricevuto ondate su ondate di immigranti, che la hanno arricchita. Oggi, come altre città del mondo, Parigi è una città multiculturale.
I censimenti francesi non fanno mai domande riguardanti l'etnia o la religione, perciò non è possibile conoscere la composizione etnica dell'area metropolitana di Parigi. Ciononostante alcuni dati interessanti possono essere estratti da tali censimenti. In quello del 1999, c'erano 2.169.406 persone nell'area metropolitana della Grande Parigi, che erano nate fuori dalla Francia Metropolitana, ovvero il 19,4% del totale. Come termine di paragone: nel censimento britannico del 2001, il 19,5% della popolazione dell'area metropolitana della Grande Londra era nata fuori dal Regno Unito, mentre nel censimento statunitense del 2000, il 27,8% della popolazione dell'area metropolitana di New York-New Jersey Settentrionale-Long Island era nata fuori dagli Stati Uniti, così come il 31,8% della popolazione dell'area metropolitana di Los Angeles-Riverside-Orange County.

Monumenti del 1500
Il primo teatro permanente in Europa dopo la fine dell’impero romano è stato allestito in Francia, a Parigi, nel 1548.  Non era un edificio appositamente costruito, ma un adattamento di un grande salone al primo piano del palazzo del Duca di Borgogna.  E’ stato commissionato dalla Confraternita della Passione che deteneva un monopolio sui drammi sacri a Parigi dal 1402.
Quasi trent’anni dopo l’allestimento dell’Hôtel de Bourgogne, il primo teatro permanente sorto in Italia dalla fine dell’impero romano è scaturito dal genio del grande architetto rinascimentale Andrea Palladio (1518-1580).  Con Vincenzo Scamozzi, suo allievo e collaboratore, ha costruito Teatro Olimpico a Vicenza dal 1580 al 1584.  Dopo la morte di Palladio, il suo figlio Silla ha completato i lavori.

La Riforma protestante
L'ultima parte del secolo fu un periodo particolarmente difficile per la Francia. La Riforma protestante, che aveva avuto in un primo tempo scarso seguito nel paese, fece proseliti tra la nobiltà e nelle classi inferiori. Enrico II, ritenendo il calvinismo una minaccia per l'autorità regia, tentò di reprimerlo, avviando una lunga e sanguinosa serie di guerre di religione in cui si inserivano parimenti questioni di conflitti dinastici e politici. Alla morte di Enrico II, nel 1559, salì al trono per soli due anni il figlio malato Francesco II, quindi il fratello tredicenne, Carlo IX. La regina madre Caterina de' Medici fu la reggente del potere effettivo in nome dei figli, rimanendo una figura influente anche sotto il regno del terzo figlio Enrico III. Caterina mantenne una posizione ambigua nei confronti degli ugonotti francesi, incoraggiando più volte le opposte fazioni al compromesso, ma al contempo dando il suo assenso al tristemente famoso massacro della notte di San Bartolomeo a Parigi, nell'agosto del 1572. Nel 1589, alla morte di Enrico III, ucciso da un frate domenicano, Enrico di Borbone, re di Navarra, discendente di Luigi IX e capo della fazione degli ugonotti, divenne il legittimo erede al trono. Enrico di Navarra assunse il titolo di Enrico IV di Francia, ma la sua legittimità fu riconosciuta dalla Lega cattolica e dall'alleato spagnolo di questa, pretendente al trono francese, solo nel 1593, quando egli si convertì pubblicamente al cattolicesimo. L'anno seguente venne incoronato nella Cattedrale di Chartres: la dinastia dei Borbone saliva così al trono di Francia.
 
L'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) è un'istituzione provvisoria istituita dall'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), il cui Presidente del Comitato Esecutivo è stato dall'anno di fondazione fino alla sua morte Yāser Arafāt.
L'OLP in origine era l'unica entità politica a rappresentare il Popolo Palestinese, nei primi decenni di lotta contro Israele, a livello internazionale tra gli anni '60 e '90. L'Autorità Nazionale Palestinese, riconosciuta dalla comunità internazionale, fu istituita nel quadro degli accordi di Oslo del 1993. Con l'apertura di un processo negoziale, l'OLP riconosceva lo Stato di Israele come possibile interlocutore dei negoziati di pace (anche se la carta fondamentale dell'OLP, in realtà, mantenne a lungo la clausola per la distruzione dello Stato Sionista). In cambio delle concessioni palestinesi - rinuncia al terrorismo, accettazione dell'esistenza di uno stato ebraico e politica del negoziato - da parte di Israele vi fu il riconoscimento con cui si concedeva alle forze palestinesi di esercitare alcuni poteri sui terrotori occupati, cioè di amministrare autonomamente la maggior parte delle città della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. La nuova entità assumeva a livello internazionale il nome di Autorità Nazionale Palestinese.
Israele tuttora non riconosce a questo organismo lo stesso rango di un governo di uno Stato vero e proprio, non potendo l'ANP prendere decisioni in materia di politica estera e non potendo organizzare un suo esercito. L'Autorità possiede forze di polizia con armamento rigorosamente limitato e non ha un pieno controllo sul territorio nè sulle vie comunicazione e trasporto. Il governo palestinese amministra gli affari interni delle città, mentre agli israeliani è rimasto il controllo generale del territorio.
L'Autorià Nazionale ha organi legislativi con poteri sovrani, in particolare il Consiglio Legislativo Palestinese (o Parlamento palestinese) con sede a Ramallah, i cui membri sono eletti dai cittadini. E' dotato anche di cariche elettive con potere esecutivo che lo rendono uno stato de facto, alle dipendenze degli uffici dell'ANP vi sono inoltre diverse agenzie di sicurezza, di fatto organismi di polizia ai cui vertici vi sono personalità politiche. Alcune di queste forze armate sono nate informalmente in modo para-statuale e non erano originariamente previste. Il quadro di deterioramento dei rapporti fra israeliani e palestinesi ha contribuito a modificare i caratteri originari dell'ANP: l'Autorià è divenuto in seguito un ente più "armato" del previsto e politicamente più complesso, si sono interrotti i rapporti di collaborazione con Israele e sono saltati gli accordi fra le parti.

Critiche dei media occidentali 
Il Governo palestinese di Arafāt fu oggetto critica nel mondo politico occidentale, per non aver saputo contrastare efficacemente alcune organizzazioni che i governi europei considerano filo-terroristiche, e per il fatto di comandare milizie extra-statali come le Brigate Al-Aqsa. Elementi di critica sono altresì anche il livello di nepotismo e la diffusa corruzione interna, la scarsa trasparenza nella gestione di fondi internazionali ricevuti. Dopo lo scoppio della Seconda Intifāḍa, nel 2000, l'esercito israeliano compì manovre di rioccupazione in tutte le città palestinesi e su gran parte del territorio. Il governo israeliano e l'ANP si lanciavano accuse di crimini reciproci, di non agire contro organizzazioni politiche e terroristiche da un lato, di violenze e atti illegali - come avveniva per la costruzione di insediamenti e arresti - dall'altro. La destra politica e religiosa israeliana accusò Yasser Arafāt di essere un mandante morale di atti terroristici, anche per il fatto che alcuni attentati suicidi erano stati compiuti da membri di organizzazioni giovanili legate ad al-Fatḥ. Occorre dire, che non è stato dimostrato quanto fosse concreto il grado di coinvolgimento del Presidente Arafāt, o quanto altre personalità dell'ANP fosse consapevoli e attivamente responsabili in fatti criminali. Ulteriori lamentele israeliane riguardavano la politica culturale, tendente favorire un clima di odio anti-israeliano, come per il caso di libri di testo scolastici o di programmi televisivi che incitavano al martirio e materiali simili. Peraltro, accuse di attività ostili identicamente motivate, per fatti illegali o violenti, dirette contro il Governo Israeliano, erano analoghe dall'altra parte.
La dirigenza palestinese formalmente ha sempre sostenuto la contrarietà alle attività terroristiche compiute da movimenti religiosi di destra, quali Hamas. Molte azioni compiute da questi gruppi - specialmente gli attentati contro civili che ebbero inizio negli anni '90 - in effetti erano chiaramente orientate a colpire politicamente il governo dell'ANP, quindi erano contro lo stesso Arafāt. Tuttavia, negli anni della Seconda Intifada l'ANP ammetteva una posizione di parziale impotenza, non avendo più la forza politica per evitare una radicalizzazione del fenomeno, reso incontrollabile a causa della politica di occupazione e aggressione perseguita dai governi israeliani. Inoltre, gran parte degli strumenti di controllo dell'ANP (prigioni, caserme di polizia) furono distrutte dagli attacchi israeliani, tra il 2001 e il 2002, annullando i poteri reali del governo palestinese. Nel 2006, l'Autorità Nazionale ha infine definitivamente perso il controllo politico della Striscia di Gaza, che ora viene governata da un esecutivo di Hamas. La situazione mostra oggi di fatto il collasso del potere territoriale dell'Autorità Palestinese.
 
Malindi (in passato nota anche come Melinde) è una città del Kenya, capoluogo dell'omonimo distretto, nella Provincia Costiera. Si trova sull'Oceano Indiano, presso la foce del fiume Galana, circa 120 km a nordest di Mombasa.

Storia 
Non si conoscono esattamente le origni storiche di Malindi. I ritrovamenti archeologici testimoniano la presenza nella zona, fin dal IX secolo, di varie culture bantu simili a quella pokomo. A partire dal XIV secolo Malindi ha goduto di un periodo di forte sviluppo, legato anche al fiorire della tratta degli schiavi. Una delle piste carovaniere che attraversavano il Kenya arrivava proprio a Malindi, dopo essere passata sull'altopiano di Yatta e da Silaloni. La piazza che ora si trova accanto alla vecchia moschea era il mercato degli schiavi, e ha svolto questo ruolo sino agli inizi del XX secolo. Dell'antica Malindi si hanno notizie nelle cronache di viaggio dell'ammiraglio cinese Zheng He, che vi approdò nel 1414. L'esploratore portoghese Vasco da Gama visitò la città nel 1498 e qui ottenne i servigi di navigatori esperti che lo condussero fino a Kerala, in India. Nel 1541, il celebre missionario gesuita Francesco Saverio risiedette a Malindi per qualche mese.

Economia 
La maggioranza della popolazione locale vive di agricoltura (l'entroterra è fertile e ricco di acqua) e di pesca, ma l'economia della città è principalmente basata sul turismo, soprattutto internazionale (e in modo particolare italiano). Malindi è rinomata per le sue spiagge bianche, protette in parte da un'imponente barriera corallina. Molte delle spiagge appartengono ad aree naturali protette, anche per via delle tartarughe marine che vengono a deporvi le uova; in particolare, i due parchi marini contigui di Watamu e Malindi proteggono un ampio tratto di costa a sud del centro abitato. Malindi è inoltre una destinazione molto amata dai cultori della pesca d'altura; già Ernest Hemingway negli anni '30 vi soggiornò diverse volte per praticare questo sport.

Collegamenti 
Malindi è sede di un aeroporto nazionale (con voli da e per Nairobi, Lamu e altre destinazioni) ed è collegata a Mombasa e Lamu da una strada costiera. In direzione di Mombasa, la strada è asfaltata, non molto rovinata; mentre in direzione di Lamu la strada è stata asfaltata di recente grazie ad un accordo stipulato con i Giapponesi ora loro sono autorizzati a pescare fino al 2020 nelle acque territoriali keniote ma devono occuparsi di tenere in ordine il collegamento Mombasa-Lamu. Una pista alquanto difficile collega Malindi al distretto di Kitui passando anche attraverso il Parco nazionale di Tsavo Est.

Demografia 
Alle etnie pokomo e giriama, originarie dell'area, si sono oggi aggiunti rappresentanti di quasi tutte le etnie keniote. Forte la presenza di stranieri, di cui la maggioranza italiani.

Altro 
Poco a nord della città in prossimità del villaggio Ngomeni sorge il centro spaziale italiano Luigi Broglio.
 
La Georgia, è uno stato del Caucaso meridionale, ad est del Mar Nero. Già repubblica dell'Unione Sovietica, confina a nord con la Russia, a sud con Turchia, Armenia e a est con Azerbaigian. Ha una popolazione di 4.989.000 abitanti e ha per capitale Tbilisi.
Nell'agosto 2008 nuovi scontri in Ossezia del Sud sono sfociati nell'avanzata delle forze georgiane nella regione e nella reazione russa, con il bombardamento di Tbilisi e del porto di Poti, un importante centro strategico per la distribuzione di carburante nel Mar Nero. La Georgia ha proclamato la mobilitazione generale, dichiarando lo stato di guerra. Nel prosieguo delle operazioni militari che interessano l'area l'esercito russo ha inviato truppe in Ossezia e Abcasia, schierandosi a fianco dei secessionisti. Nei giorni seguenti le operazioni russe non si sono limitate all'area contesa, ma hanno coinvolto anche il territorio della Georgia quando le truppe dell'Armata Russa hanno occupato la città di Gori a 90 Km da Tbilisi, la città di Poti ed altre località minori, costringendo i georgiani a ripiegare per difendere la capitale. Un accordo preliminare sul cessate il fuoco è stato firmato da Georgia e Russia il 15 agosto 2008. Lo Stato Maggiore dell'esercito russo ha dichiarato di aver completato il ritiro dalle zone occupate in Georgia entro 10 giorni, mentre la parte georgiana osserva che esistono ancora posti di blocco russi nel suo territorio e che il ritiro dal porto di Poti non è stato completato. Il Parlamento georgiano, riunito in seduta straordinaria, ha prorogato lo stato di guerra fino all'8 settembre 2008.

Suddivisione amministrativa 
La Georgia è suddivisa in 2 repubbliche autonome, costituite già in epoca sovietica, 1 città capitale e 9 altre regioni, stabilite provvisoriamente fra il 1994 e il 1996, 69 province.
Il distretto amministrativo autonomo della Ossezia del Sud, già nota come Samachablo o regione di Tskhinvali e facente parte della regione Shida Kartli, non è una delle repubbliche autonome ed è stato il teatro di un persistente conflitto militare a partire dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica per ottenere l'indipendenza dalla Georgia. L'8 agosto 2008 la Georgia ha lanciato un'offensiva per riguadagnare l'Ossezia del Sud al suo controllo. In risposta all'intervento georgiano, la Russia è intervenuta militarmente occupando l'Ossezia meridionale ed una zona cuscinetto ai suoi confini all'interno della Georgia.
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