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L'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) è un'istituzione provvisoria istituita dall'OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), il cui Presidente del Comitato Esecutivo è stato dall'anno di fondazione fino alla sua morte Yāser Arafāt.
L'OLP in origine era l'unica entità politica a rappresentare il Popolo Palestinese, nei primi decenni di lotta contro Israele, a livello internazionale tra gli anni '60 e '90. L'Autorità Nazionale Palestinese, riconosciuta dalla comunità internazionale, fu istituita nel quadro degli accordi di Oslo del 1993. Con l'apertura di un processo negoziale, l'OLP riconosceva lo Stato di Israele come possibile interlocutore dei negoziati di pace (anche se la carta fondamentale dell'OLP, in realtà, mantenne a lungo la clausola per la distruzione dello Stato Sionista). In cambio delle concessioni palestinesi - rinuncia al terrorismo, accettazione dell'esistenza di uno stato ebraico e politica del negoziato - da parte di Israele vi fu il riconoscimento con cui si concedeva alle forze palestinesi di esercitare alcuni poteri sui terrotori occupati, cioè di amministrare autonomamente la maggior parte delle città della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. La nuova entità assumeva a livello internazionale il nome di Autorità Nazionale Palestinese.
Israele tuttora non riconosce a questo organismo lo stesso rango di un governo di uno Stato vero e proprio, non potendo l'ANP prendere decisioni in materia di politica estera e non potendo organizzare un suo esercito. L'Autorità possiede forze di polizia con armamento rigorosamente limitato e non ha un pieno controllo sul territorio nè sulle vie comunicazione e trasporto. Il governo palestinese amministra gli affari interni delle città, mentre agli israeliani è rimasto il controllo generale del territorio.
L'Autorià Nazionale ha organi legislativi con poteri sovrani, in particolare il Consiglio Legislativo Palestinese (o Parlamento palestinese) con sede a Ramallah, i cui membri sono eletti dai cittadini. E' dotato anche di cariche elettive con potere esecutivo che lo rendono uno stato de facto, alle dipendenze degli uffici dell'ANP vi sono inoltre diverse agenzie di sicurezza, di fatto organismi di polizia ai cui vertici vi sono personalità politiche. Alcune di queste forze armate sono nate informalmente in modo para-statuale e non erano originariamente previste. Il quadro di deterioramento dei rapporti fra israeliani e palestinesi ha contribuito a modificare i caratteri originari dell'ANP: l'Autorià è divenuto in seguito un ente più "armato" del previsto e politicamente più complesso, si sono interrotti i rapporti di collaborazione con Israele e sono saltati gli accordi fra le parti.

Critiche dei media occidentali 
Il Governo palestinese di Arafāt fu oggetto critica nel mondo politico occidentale, per non aver saputo contrastare efficacemente alcune organizzazioni che i governi europei considerano filo-terroristiche, e per il fatto di comandare milizie extra-statali come le Brigate Al-Aqsa. Elementi di critica sono altresì anche il livello di nepotismo e la diffusa corruzione interna, la scarsa trasparenza nella gestione di fondi internazionali ricevuti. Dopo lo scoppio della Seconda Intifāḍa, nel 2000, l'esercito israeliano compì manovre di rioccupazione in tutte le città palestinesi e su gran parte del territorio. Il governo israeliano e l'ANP si lanciavano accuse di crimini reciproci, di non agire contro organizzazioni politiche e terroristiche da un lato, di violenze e atti illegali - come avveniva per la costruzione di insediamenti e arresti - dall'altro. La destra politica e religiosa israeliana accusò Yasser Arafāt di essere un mandante morale di atti terroristici, anche per il fatto che alcuni attentati suicidi erano stati compiuti da membri di organizzazioni giovanili legate ad al-Fatḥ. Occorre dire, che non è stato dimostrato quanto fosse concreto il grado di coinvolgimento del Presidente Arafāt, o quanto altre personalità dell'ANP fosse consapevoli e attivamente responsabili in fatti criminali. Ulteriori lamentele israeliane riguardavano la politica culturale, tendente favorire un clima di odio anti-israeliano, come per il caso di libri di testo scolastici o di programmi televisivi che incitavano al martirio e materiali simili. Peraltro, accuse di attività ostili identicamente motivate, per fatti illegali o violenti, dirette contro il Governo Israeliano, erano analoghe dall'altra parte.
La dirigenza palestinese formalmente ha sempre sostenuto la contrarietà alle attività terroristiche compiute da movimenti religiosi di destra, quali Hamas. Molte azioni compiute da questi gruppi - specialmente gli attentati contro civili che ebbero inizio negli anni '90 - in effetti erano chiaramente orientate a colpire politicamente il governo dell'ANP, quindi erano contro lo stesso Arafāt. Tuttavia, negli anni della Seconda Intifada l'ANP ammetteva una posizione di parziale impotenza, non avendo più la forza politica per evitare una radicalizzazione del fenomeno, reso incontrollabile a causa della politica di occupazione e aggressione perseguita dai governi israeliani. Inoltre, gran parte degli strumenti di controllo dell'ANP (prigioni, caserme di polizia) furono distrutte dagli attacchi israeliani, tra il 2001 e il 2002, annullando i poteri reali del governo palestinese. Nel 2006, l'Autorità Nazionale ha infine definitivamente perso il controllo politico della Striscia di Gaza, che ora viene governata da un esecutivo di Hamas. La situazione mostra oggi di fatto il collasso del potere territoriale dell'Autorità Palestinese.



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