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Fu lo stato principale dei Balcani dal 1943 al 1992, anno della sua dissoluzione; in ambito locale vi ci si riferisce anche come "Seconda Jugoslavia" o anche "Ex-Jugoslavia".
Fondata sotto il nome di Repubblica Democratica Jugoslava (29 novembre - 4 dicembre 1943) come risultato della seconda riunione dell'AVNOJ (Consiglio Antifascista di Liberazione Popolare della Jugoslavia) tenutasi a Jajce (Bosnia-Erzegovina) sulle ceneri di quello che prima dello scoppio della seconda guerra mondiale era il Regno di Jugoslavia, nel 1946 cambiò il proprio nome in Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia mentre nel 1963 assunse il suo nome definitivo.
La Jugoslavia confinava a nord-ovest con l'Italia e l'Austria, a nord con l'Ungheria e Romania, a est con la Bulgaria, a sud con l'Albania e la Grecia e ad ovest con il mar Adriatico.
Durante la Guerra fredda la Jugoslavia fu un importante membro dei paesi non allineati.
Il suo primo presidente fu Ivan Ribar mentre il Maresciallo Tito divenne Primo Ministro. Nel 1953 Tito venne eletto presidente, carica che divenne a vita nel 1963. Tito morirà il 4 maggio del 1980. Con la sua morte le tensioni interne fra le diverse nazionalità, che prima venivano soppresse anche con la forza, cominciano ad emergere. Dopo che quattro delle sei Repubbliche Socialiste dichiararono l'indipendenza tra il 1991 e il 1992, la Federazione si disciolse e il 27 aprile 1992 nacque la Repubblica Federale di Jugoslavia, formata dalle due restanti repubbliche (Serbia e Montenegro) Nel 2003 anche questa Federazione venne trasformata: la riforma la denominò Unione di Serbia e Montenegro. Nel 2006, infine, la Serbia e il Montenegro si sono separati ed attualmente sono due Stati del tutto indipendenti.
L'ultimo Primo Ministro della RSFJ fu Ante Marković (di nazionalità croata). Rimase in carica fino al dicembre 1991, giusto in tempo per vedere lo Stato jugoslavo dissolversi, nonostante egli avesse cercato di attuare, invano, una politica che frenasse le secessioni.

Repubbliche socialiste e province autonome 
Internamente lo stato era diviso in sei repubbliche socialiste e due province autonome che facevano parte della Repubblica Socialista di Serbia. La capitale federale era Belgrado.
Con la costituzione del 1974, in seguito alle tensioni interne, dovute al nazionalismo dei croati e alle tendenze liberali dei serbi si prevede il diritto per le Repubbliche di poter staccarsi dalla Federazione. Tale diritto non era previsto per le province autonome.
Repubbliche e province in ordine alfabetico:
1. Repubblica Socialista di Bosnia-Erzegovina, con capitale Sarajevo. 
2. Repubblica Socialista di Croazia, con capitale Zagabria. 
3. Repubblica Socialista di Macedonia, con capitale Skopje. 
4. Repubblica Socialista di Montenegro, con capitale Titograd (attuale Podgorica). 
5. Repubblica Socialista di Serbia, con capitale Belgrado, che includeva anche:
5a. Provincia Socialista Autonoma del Kosovo, con capitale Priština.
5b. Provincia Socialista Autonoma della Vojvodina, con capitale Novi Sad. 
6. Repubblica Socialista di Slovenia, con capitale Lubiana. 

Dissoluzione
Le prime due repubbliche socialiste a dichiarare l'indipendenza furono la Slovenia e la Croazia (entrambe il 25 giugno 1991), seguite dopo pochi mesi dalla Macedonia (8 settembre 1991). Il 5 aprile 1992 anche la Bosnia-Erzegovina si dichiarò indipendente, a quel punto le due Repubbliche Socialiste rimaste, la Serbia e il Montenegro, diedero vita il 27 aprile alla Repubblica Federale di Jugoslavia, mettendo fine all'esperienza socialista.
Nonostante l'invito dei capi di stato della CEE a non procedere ad un riconoscimento separato, l'Islanda (per voce del suo ministro degli esteri Jón Baldvin Hannibalsson) e quindi Città del Vaticano, Austria e Germania procedono ad un riconoscimento unilaterale dei due nuovi stati. Nel 1992 arriveranno i riconoscimenti dalla gran parte degli altri paesi del mondo.
La dissoluzione della Jugoslavia si trasforma in una carneficina che porterà alla morte di 250 000 persone e alla pulizia etnica del paese (con centinaia di migliaia di persone cacciate dalle loro terre).
 
Capo Verde (in portoghese: Cabo Verde) è un arcipelago di dieci isole di origine vulcanica, situato a circa 500 km dalle coste senegalesi nell'oceano Atlantico settentrionale, al largo dell'Africa Occidentale. Il patrimonio naturale di questo arcipelago - costituito da un alternarsi di spiagge bianche incontaminate, deserti e valli verdissime è stato solo di recente scoperto dagli operatori internazionali che hanno aperto le porte di Capo Verde al turismo.
"Capo Verde" prende il nome da Cap-Vert, nell'odierno Senegal, il punto più occidentale dell'Africa.

Storia 
Nel 1456 Antonio e Bartolomeo da Noli, navigatori nolesi al servizio del Portogallo, sbarcano nelle Isole di Capo Verde. Le isole furono ufficialmente descritte come disabitate. Valutando i venti dominanti e le correnti oceaniche nella regione, si può supporre che le isole possano essere state visitate dai Mori o da pescatori Wolof, Serer o anche Lebu, della costa della Guinea. La tradizione suggerisce inoltre la visita degli Arabi o dei Fenici secoli prima dell’arrivo degli Europei. L’esploratore portoghese Jaime Cortesão narra la storia della visita degli Arabi ad un’isola chiamata "Aulil" o "Ulil", dove veniva estratto il sale da saline naturali.
Sette anni più tardi sull'isola di São Tiago fu fondata Ribeira Grande (ora Cidade Velha).
Capoverde era anche una base perfetta per la partenza delle navi in Europa e America, e divenne perciò un centro molto importante per il commercio degli schiavi africani.
Questo periodo di agiatezza non durò a lungo. Nel 1747, infatti, l'arcipelago venne colpito dalla prima delle numerose siccità alla presenza della quale, il governo portoghese rimase impassibile e non inviò alcun aiuto. Il declino della tratta degli schiavi segnò inoltre un'altra battuta d'arresto per l'economia, portando così, nel XIX secolo, ad una violenta emigrazione degli abitanti di Capo Verde verso il New England.
Nel 1975, Capo Verde ottenne finalmente l'indipendenza dai lusitani. Il 16 settembre 1975 venne ammesso tra i membri delle Nazioni Unite (ONU). Il PAIGC prese il governo sia nella Guinea Bissau che a Capo Verde. In entrambi i paesi si discusse sull'opportunità di unificare i due paesi sino al 1980, quando a seguito di un colpo di stato nella Guinea Bissau, i capoverdiani si separano dal PAIGC e fondano nel principio del 1981 il PAICV, (Partido Africano da Independência de Cabo Verde).
Risalgono al 1991 le prime elezioni democratiche, Carlos Wahnon Veiga del MpD (Movimento para a Democracia) viene eletto Primo Ministro.
Nel 1997 un altro periodo di siccità distrusse più dell'80% dei raccolti e il governo, nel giugno del 2002, chiese aiuto all'agenzia delle Nazioni Unite (ONU) per l'alimentazione mondiale (World Food Programme) denunciando la drammatica scarsità dell'ultimo raccolto.
Adesso molti investimenti sono destinati al turismo e alla creazione delle infrastrutture necessarie, ma verranno finanziati anche interventi per l'agricoltura, il turismo ed i progetti socio-sanitari.
Nel giugno del 2007 viene escluso dalla lista dei Paesi Meno Sviluppati (LDC) stilata dall'ONU, è il secondo paese dei 50 originali a riuscire ad uscire da questa classifica, Il primo era stato nel 1994 il Botswana.

Geografia e Morfologia 
Lo stato di Capo Verde adotta la divisione prodotta dai venti Alisei che arrivano dal continente africano, suddividendo così l'arcipelago in due raggruppamenti principali: le Ilhas do Barlavento a Nord e le Ilhas do Sotavento a Sud.
Il gruppo di Barlavento o Sopravento è costituito dalle isole di:
Il gruppo di Sotavento o Sottovento, più a sud, include le isole di:
  • Maio
  • Santiago che ospita la capitale Praia
  • Fogo
  • Brava
Con una superficie totale di 4.033 km² Capo Verde è uno dei cinque arcipelaghi atlantici della cosiddetta Macaronesia che comprende anche le Azzorre, Madera, le Canarie e le Selvagge.

Clima 
Il clima a Capo Verde è di tipo tropicale secco, con una temperatura media che oscilla intorno ai 26°; l’escursione termica non supera mai i 10°, mentre in mare la temperatura oscilla fra i 21° e i 26°.
Nelle isole montuose come Santiago, Santo Antão, São Nicolau e Fogo il sole domina quasi tutto l’anno, mentre il periodo delle piogge va da settembre ad ottobre. Boa Vista, Sal e Maio, offrono invece un clima più secco, dovuto ai venti caldi provenienti dal Sahara.

Popolazione
La popolazione di Capo Verde con il passare dei secoli si è mescolata (africani, europei), creando un popolo del tutto a sé stante che non ha eguali in Africa il creolo. Religioni La maggior parte della popolazione si professa Cristiana cattolica (circa il 90%). In molte aree il cristianesimo ha inglobato elementi della religione indigena. Sono presenti anche comunità Cristiano protestanti, come anche buddiste e musulmane.

Lingue 
La lingua ufficiale dello Stato è il portoghese, ma molto diffuso è il creolo capoverdiano una lingua creola derivata dal portoghese.
Il francese è insegnato nelle scuole come lingua straniera in quanto Capo Verde è stato membro dell'Organizzazione Internazionale della Francofonia.

Ordinamento dello Stato e Suddivisione amministrativa 
Lo stato-arcipelago di Capo Verde è amministrativamente suddiviso in contee (concelhos in portoghese). Le contee sono a loro volta suddivise in parrocchie (freguesias).[1] In alcuni contesti, probabilmente per motivi storici, le contee sono chiamate municipi (municípios in portoghese, munisipiu in creolo capoverdiano).
Le contee sono classificate in due distretti, corrispondenti ai sotto-arcipelaghi di Barlavento e Sotavento; questa suddivisione non ha però un significato amministrativo specifico

Città principali 
Secondo i dati censuari del 2005, solo 3 città di Capo Verde contano più di 10.000 abitanti; si tratta della capitale Praia che conta 113.364 abitanti, Mindelo circa 70.611 e Santa Maria che ne conta 17.231.

Economia 
Circa il 40 % della popolazione del paese vive con meno di 2 dollari statunitensi al giorno.

Ambiente 
L'isolamento di questo arcipelago, che si trova a circa 500 chilometri dalle coste dell'Africa, ha comportato che si siano sviluppate diverse specie endemiche, molte delle quali soffrono ora lo sviluppo della presenza umana. Tra gli uccelli di origine endemica si cita l'Apodidae di Capo Verde, l'Alauda razae e l'Acrocephalus brevipennis dei passeriforme, oltre al Passero di Capo Verde. Tra i rettili si trova il Geco gigante di Capo Verde(Tarentola gigas).
Charles Darwin ha descritto la geologia, il clima, la fauna e la flora delle isole nel primo capitolo del suo libro Il viaggio del Beagle (The Voyage of the Beagle).

Arte e Musica 
Tra gli artisti più conosciuti all'estero figurano le cantanti: Cesaria Evora interprete tradizionale di morna e Lura che interpreta sonorità tipiche dell'arcipelago con il jazz o la musica brasiliana.

Letteratura 
La lingua capoverdiana (nelle due varianti) ha una propria letteratura relativamente sviluppata.
Fra i più noti scrittori e poeti capoverdiani si possono citare Eugénio Tavares (isola Brava), Elsie Clews Parsons (Fogo), Carlos Barbosa, Tomé Varela da Silva e Daniel Spínola (Santiago), Sérgio Frusoni e Ovidio Martins (São Vicente) e Luís Romano Madeira de Melo (Santo Antão).
 
La domesticazione del cammello fu un evento decisivo per la sopravvivenza delle genti nomadi che gravitavano intorno alle zone desertiche dell’Africa e dell’Asia.
Nei deserti caldi e sabbiosi vive il dromedario, provvisto di una sola gobba, mentre le montagne e i deserti freddi sono l’habitat del cammello a due gobbe, detto anche <<battriano>> dal nome della sua regione d’origine, la Battriana, corrispondente in parte al territorio dell’odierno Afghanistan.
Cammello e dromedario sono accomunati da alcune doti eccezionali: forza, resistenza, adattabilità alle condizioni ambientali più estreme. Possono trasportare carichi di oltre 400 chili per decine di chilometri al giorno e resistere due o tre giorni senza bere.
Con le sue zampe provviste di un cuscinetto plantare convesso e tondeggiante, il dromedario è particolarmente adatto per i terreni sabbiosi, mentre il cammello, dagli arti più corti e robusti, è maggiormente versato per terreni duri e impervi; il suo folto mantello lanoso gli consente inoltre di affrontare climi freddi.
Culture lontane, che da sempre si erano ignorate, entrarono per la prima volta in rapporto. Furono gradualmente aperte le interminabili piste desertiche per le carovane, e lungo di esse furono <<costruite>> le oasi, che per i beduini erano come i porti per i marinai.
Dromedari e cammelli non erano soltanto animali da soma: la loro forza e la loro docilità li rendeva adatti anche ai lavori agricoli. La notevole velocità faceva del dromedario un animale prezioso nella guerra e nelle razzie abitualmente praticate dalle tribù beduine.
L’utilità di questi animali non finiva qui. Il loro latte era ricco di proteine, le loro carni gustose, il loro pelo adatto per farne tessuti morbidi e resistenti, la loro pelle ideale per il cuoio. E il loro sangue era l’estrema risorsa di un beduino che stava per morire di sete.
Con una sola carovana venivano trasferite grandissime quantità di beni pregiati: una carovana di 3000 cammelli, ognuno dei quali trasportava un carico di 400 chili, spostava complessivamente 1200 tonnellate di merci; il che, nel XIII secolo, corrispondeva grosso modo al carico di otto navi mercantili. 
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