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Questo canto fu scritto da Leopardi nell'agosto 1829. Il canto, dopo una descrizione
naturalistica dell'ambiente sociale e del sabato come un giorno di vacanza e di riposo
passa subito a una conclusione filosofica nella quale da un ammonimento a non farsi
illusione sulla natura. Il finale del sabato è dolce e gradevole, è un invito a godere i
possibili piaceri della fanciullezza, prima che arrivi la giovinezza che darà dolori a
cui seguirà la terribile vecchiaia.

PARAFRASI IL SABATO DEL VILLAGGIO
La fanciulla viene dalla campagna
mentre il sole sta tramontando
con un fascio d'erba; e reca nella mano
un mazzolino di rose e di viole
con il quale, come è solita fare
si prepara ad ornare domani,
nel giorno di festa, il petto e i capelli.
La vecchietta siede con le vicine
presso la scala esterna della casa
e rivolta verso il giorno che svanisce
racconta fatti della sua giovinezza.
Quando si faceva bella nel giorno della festa
e ancora agile e in buona salute
era solita danzare la sera insieme a coloro
che erano i suoi compagni di giovinezza.
L'aria intanto si fa scura.
Il cielo torna a colorarsi di un azzurro intenso,
le ombre tornano giù dai colli e dai tetti,
mentre la luna appena spuntata
rende bianca la luce della sera.
Ora la campagna da inizio
Alla festa che incomincia,
e si direbbe che a quel suono
il cuore si riconforta.
I fanciulli fanno un rumore allegro
Gridando in gruppo sulla piazzetta,
e qua e là saltando.
Intanto il contadino torna fischiettando
Alla sua povera mensa e pensa
fra se e se al giorno di riposo.
Poi, quando, intorno ogni lume è spento
Ogni cosa tace
Si sente il martello battere, si sente la sega
Del falegname che è ancora sveglio
Nella sua bottega chiusa
E si affretta e si sbriga per finire il lavoro prima del chiarore dell'alba
Il sabato è il più piacevole di tutti i giorni,
pieno di gioie e di speranze, domani le ore
porteranno tristezza e noia.
Ognuno penserà al lavoro abituale.
O fanciullo scherzoso
Questa età tua felice
E' come un giorno pieno di allegria,
un giorno chiaro e luminoso,
essa precede la giovinezza.
Godi o fanciullo mio la tua è una condizione felice
Un età piena di gioia
Non voglio dirti altro;
ma non ti dispiaccia
che la tua festa tardi ancora a venire.

Tema: Il sabato del villaggio, scritto da Giacomo Leopardi nel 1829 a Recanati, fa parte dei "grandi idilli" e, come tale, si evidenziano da subito in tutto il componimento i temi della rimembranza e dell'evanescenza della giovinezza. Il tema predominante del componimento è rievocare "l'età fiorita", tema che peraltro si ritrova in altri idilli come in A Silvia, dove la ragazza è personificazione stessa della gioventù che sfiorisce. L'autore invita a non aspettarsi felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà l'attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza. Il Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi.
Il poeta in questa lirica parla della vita che si conduce di sabato nel suo villaggio. Si può suddividere la poesia in due parti:
prima parte : descrittiva in cui regna l'allegria per i giorni di festa e successivamente il silenzio rotto dagli strumenti del falegname. I primi versi, infatti, oppongono la gioia ed il giorno alla serenità del sonno;
parte finale: riflessiva dove il poeta guarda al domani quando la quotidianità infonderà il tedio e riflette sulla fugacità della giovinezza.
Negli ultimi versi il poeta oppone l'oggi spensierato, metafora della giovinezza, al domani, simbolo della noia e della vecchiaia.

Forma metrica: Canzone libera. Settenari e endecasillabi si alternano e vi sono due versi non rimati (41 e 43).
In consonanza con le tematiche, anche il ritmo che nei primi versi è più incalzante, scorrevole e spensierato, diventa in chiusura, più pacato ed incline alla meditazione.
Sono presenti numerose figure retoriche, oltre a quelle evidenziate nel testo a fronte della poesia, vi sono:
Litote: "altro dirti non vo' " con la quale Leopardi esprime l'intenzione di non demoralizzare i giovani.
Climax: I personaggi realizzano un climax prima crescente dopo decrescente: la donzelletta (gioventù) - la vecchiarella (vecchiaia) - lo zappatore (età matura) - il garzoncello (gioventù).
Si possono notare inoltre, nella prima parte della poesia, allitterazioni con doppie (donzelletta, vecchiarella, novellando, sulla, bella, colli...) o con dittonghi (giorno, chiaro, ciascuno, gioia, stagion, pien, pensier, lieta).
L'uso dei diminutivi (donzelletta-vecchiarella-garzoncello) denota la tenerezza del poeta verso i suoi personaggi, in particolare per gli adolescenti.

Pietro
12/15/2014 12:02:30 am

very good

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